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Ecco i 5 strumenti essenziali per un Biologo Nutrizionista

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Nel suo lavoro di routine il Biologo Nutrizionista dovrebbe sempre disporre di strumenti affidabili, precisi e certificati laddove la certificazione è prevista dalle normative. Questo è fondamentale per effettuare valutazioni accurate e garantire un servizio di qualità al paziente. Partendo dall’analisi della composizione corporea per arrivare alla gestione ottimizzata dei dati clinici, ogni strumento in uso al nutrizionista biologo ha un ruolo chiave nella pratica nutrizionale. Di seguito esamineremo cinque strumenti essenziali per la pratica clinica di un biologo nutrizionista.

In particolare vediamo il bioimpedenziometro, bilancia professionale, plicometro, il metro e il software per la gestione dietetica e cartella clinica digitale. Per ognuno cerchiamo di descriverne l’utilizzo, i principi di funzionamento e i vantaggi, senza tralasciare i limiti e le considerazioni importanti per un impiego corretto di tali strumenti.

Scegliere gli strumenti essenziali per un biologo nutrizionista è di fondamentale importanza per evitare di spendere soldi (e tempo) inutilmente.

Ecco i 5 strumenti essenziali per un biologo nutrizionista.

Bioimpedenziometro per Nutrizionisti

bioimpdenziometro

Tra gli strumenti essenziali per un biologo nutrizionista troviamo il Bioimpedenziometro.
Il bioimpedenziometro per nutrizionisti è uno strumento largamente utilizzato per l’analisi della composizione corporea tramite bioimpedenziometria (BIA, Analisi dell’Impedenza Bioelettrica). Il suo funzionamento si basa sul passaggio attraverso il corpo del paziente di una corrente elettrica a bassissima tensione tramite la quale è possibile procedere alla misurazione dell’impedenza, ossia la misura di quanto i tessuti attraversati si oppongono al flusso di corrente. Tessuti idratati e ricchi di elettroliti, come la massa magra (muscolo), conducono l’elettricità più facilmente (quindi con bassa impedenza), mentre il tessuto adiposo, povero di acqua, conduce meno (alta impedenza). Solitamente i bioimpedenziometri sono forniti di software per il calcolo dei parametri di output dello strumento i quali richiedono di inserire alcuni dati paziente-specifici come come altezza, peso al momento dell’esame, età e sesso del paziente. Introdotti questi dati l’apparecchio elabora i valori di resistenza e reattanza misurati e con questi produce una stima della composizione dei vari compartimenti corporei: restituisce quindi una percentuale di massa grassa, massa magra (muscolare), acqua corporea totale (suddivisa in intra- ed extra-cellulare) e altri parametri come il metabolismo basale o l’angolo di fase. Ho parlato di “stima” perchè di questo si tratta. L’esame bioimpedenziometrico va tenuto in considerazione in maniera integrata con altri tipi di valutazione morfo-funzionale del paziente e non preso isolatamente come un esame che può avere un valore decisivo di per se. Le stime ottenute dall’esame bioimpedenziometrico vanno integrate con altri dati e analizzate criticamente dal professionista biologo nutrizionista affinchè esse diventino strumento adeguato per orientare un trattamento dietetico in maniera opportuna.

L’utilizzo pratico del bioimpedenziometro è semplice e non invasivo e questo è l’aspetto a favore dell’uso di questo strumento: a seconda del tipo di dispositivo, il paziente può stare in piedi su elettrodi metallici posti su una bilancia o disteso con elettrodi applicati a mani e piedi. La bioimpedenziometria a mio avviso andrebbe sempre fatta con apparecchi che prevedono la posizione sdraiata attendendo circa 5 minuti con il paziente sdraiato sul lettino prima di procedere all’esame affinchè l’acqua corporea possa distribuirsi uniformemente nei vari compartimenti corporei. Il risultato viene fornito dallo strumento in pochissimi secondi con un report dettagliato degli output citati sopra. Questo consente al nutrizionista di valutare lo stato nutrizionale del paziente oltre al semplice peso, monitorando ad esempio se un dimagrimento avviene a spese della massa grassa o di quella muscolare.

Vantaggi: La bioimpedenziometria è molto apprezzata per la sua praticità e per la sua velocità. Come già detto questo esame non è invasivo ed è molto rapido e ripetibile nel tempo senza rischi per il paziente (tranne casi specifici in cui è opportuno non procedere all’esecuzione dell’esame come nel caso delle donne in gravidanza oppure nel caso di persone con epilessia, ma non tutti i pareri sono concordi con il dire che, in presenza di epilessia, non bisogna procedere all’esame. Prudentemente io non procederei all’esame in questi casi dubbi).

Limiti: Nonostante i suoi vantaggi, la BIA può presentare alcuni limiti di accuratezza. E’ noto infatti che quelle fornite dal bioimpedenziometro sono stime che dipendono da equazioni predittive tarate su popolazioni di riferimento: ciò significa che in soggetti con caratteristiche molto differenti (ad esempio atleti di alto livello, anziani sarcopenici o persone con obesità severa) l’accuratezza può diminuire. Inoltre, la misurazione può essere influenzata dallo stato di idratazione e da altri fattori fisiologici: per ottenere risultati confrontabili nel tempo, è necessario standardizzare le condizioni di esame (ad esempio eseguire la misura sempre lontano da attività fisica intensa, cosa non sempre possibile o facile). In ogni caso il bioimpedenziometro è, a mio avviso, un ottimo alleato del biologo nutrizionista nella valutazione complessiva del paziente considerata la sua semplicità d’uso. Conoscere i limiti dello strumento in ogni caso aiuta a evitare conclusioni errate.

Il Bioimpdenziometro Metadieta è un apparecchio portatile grande poco più di una moneta da 2 euro che può essere facilmente trasportato e caratterizzato da un’alta affidabilità e ripetibilità del risultato oltre che dalla disponibilità di un’applicazione web (su cloud) che permette di vedere tutte le misurazioni effettuate consentendo la generazione di efficaci report di analisi del dato da condividere, eventualmente, anche con i pazienti.

Bilancia Professionale per Nutrizionisti

bilancia per nutrizionisti

Un altro tra gli strumenti essenziali per un biologo nutrizionista è certamente la bilancia professionale per nutrizionisti è forse lo strumento più basilare ma insostituibile nello studio del nutrizionista. A differenza di una comune bilancia casalinga una bilancia medica professionale offre sicuramente una maggiore precisione, robustezza e affidabilità, ed è specificatamente progettata per un uso intensivo in ambito clinico. Queste bilance dovrebbero avere innanzitutto una piattaforma stabile e ampia su cui il paziente può posizionarsi in sicurezza, sensori di carico di alta qualità e un’alta risoluzione di lettura del peso.

Molti modelli professionali sono omologati (in classe III) secondo la normativa metrologica per uso medico, il che garantisce margini di errore contenuti.
Bisogna inoltre attenzionare la portata massima che generalmente dovrebbe attestarsi intorno ai 150kg meglio se 200 kg. Inoltre la sensibilità della misura dovrebbe arrivare intorno ai 50–100 grammi. Esistono bilance professionali meccaniche che sono le bilance “a colonna” con asta metrica e lancetta e bilance digitali; entrambe le tipologie, se certificate, possono offrire precisione clinica anche se le bilance digitali talvolta possono integrare funzioni aggiuntive (spesso non particolarmente utili ai fini clinici) come la memorizzazione delle pesate, il calcolo automatico dell’IMC e interfacce per trasferire i dati al computer o a un software gestionale.

Plicometro per Nutrizionisti

Plicometro per nutrizionisti

Il plicometro è a tutti gli effetti uno dei più importanti strumenti essenziali per un biologo nutrizionista. Esso serve per la valutazione antropometrica del paziente e viene utilizzato per misurare lo spessore delle pliche cutanee, ossia del grasso sottocutaneo in specifici punti del corpo ben definiti in letteratura. Si presenta come un calibro con ganasce a molla che “pinzano” delicatamente la plica cutanea; la scala graduata può essere analogica o digitale e indica lo spessore in millimetri.

La plicometria prevede che il professionista sia adeguatamente formato per il suo utilizzo e prevede che il professionista abbia una grande manualità e sensibilità nell’uso dello strumento.

Il biologo nutrizionista dovrà quindi individuare precisi punti di repere sul corpo del paziente che generalmente sono siti standardizzati come il tricipite (parte posteriore del braccio), la regione sottoscapolare (sotto la scapola), l’area sovrailiaca (fianco sopra la cresta iliaca), l’addome, la coscia. In ognuno di questi punti il nutrizionista deve sollevare una plica cutanea (pelle e tessuto adiposo sottostante) con pollice e indice cercando di staccare la plica dalla fascia muscolare sottostante che non deve essere inclusa nella misurazione. Il plicometro viene quindi applicato a pochi centimetri dalla presa, esercitando una pressione costante tramite la molla, e quindi si legge lo spessore della plica in millimetri dopo un paio di secondi (per dare il tempo al grasso di comprimersi stabilmente).

È buona pratica in studio effettuare più misurazioni per ciascuna plica (almeno due ma, ancora megli, tre in rapida successione) e considerare la media delle misurazioni stesse, specialmente se i valori differiscono leggermente. A seconda dei protocolli utilizzati, si possono misurare da 3 fino a 7 pliche in diverse regioni corporee.

I valori di spessore (misurati in mm) ottenuti dalle misurazioni plicometriche vengono inseriti in apposite equazioni predittive oppure confrontati con tabelle di riferimento per stimare la percentuale di massa grassa corporea. La logica è che esiste una correlazione tra il grasso sottocutaneo misurato e il grasso totale: formule sviluppate su ampie popolazioni (differenziate per sesso, età, livello di attività) permettono di convertire la somma delle pliche in densità corporea e poi in percentuale di grasso corporeo (% di massa grassa). Ad esempio, le equazioni di Jackson-Pollock sono comunemente impiegate in ambito sportivo e clinico per questo scopo.

Ma oltre alla percentuale di grasso, la plicometria fornisce importanti informazioni sulla distribuzione del tessuto adiposo: confrontando i valori delle diverse pliche, si può capire se il paziente accumula più grasso in certe zone (addome vs. arti, ad esempio) – un dato utile sia per ragioni estetiche sia per valutare il rischio metabolico associato a depositi adiposi viscerali o centrali.
In termini più pratici, spesso il nutrizionista usa il plicometro “semplicemente” per monitorare i cambiamenti del paziente nel tempo: una riduzione graduale dello spessore delle pliche nel tempo indica una perdita di grasso sottocutaneo in quelle sedi, coerente con un dimagrimento; viceversa, pliche stazionarie suggeriscono che il peso perso potrebbe provenire da altri compartimenti (acqua o muscolo) e non da grasso. Questa è a mio avviso una delle applicazioni più interessanti della plicometria in studio.

Centimetro per Nutrizionisti

centimetro per nutrizionista

l centimetro a nastro è uno strumento semplice ma fondamentale per il biologo nutrizionista nella valutazione delle circonferenze corporee. Le misurazioni antropometriche con il centimetro permettono di raccogliere dati importanti fornendo indicazioni utili sia per la stima dello stato nutrizionale che per il monitoraggio dell’andamento di un intervento dietetico. Il centimetro è uno strumento che non può in alcun modo mancare all’interno dello studio di un Biologo Nutrizionista.

Sebbene possa sembrare uno strumento molto (forse troppo) basilare rispetto ad apparecchi più sofisticati come il bioimpedenziometro o il plicometro, in realtà è uno strumento fondamentale che se usato con metodo e precisione, permette di monitorare i cambiamenti corporei nel tempo, migliorando la personalizzazione degli interventi nutrizionali e l’efficacia del trattamento nutrizionale. Non potevo non inserire il centimetro tra gli strumenti essenziali per un biologo nutrizionista.

Programmi per Nutrizionisti

All’interno di uno studio di un Biologo Nutrizionista oggi i software per la gestione dietetica del paziente rivestono un ruolo sempre più rilevante.

Si tratta di programmi informatici (installati su PC o in disponibili in cloud) che sono progettati specificatamente per assistere il nutrizionista nell’elaborazione dei piani alimentari e nel monitoraggio dei dati anagrafici – clinici e fiscali dei pazienti.

Principali funzioni: un buon software per la nutrizione consente innanzitutto di creare diete personalizzate in modo efficiente, partendo dai fabbisogni calorici e nutrizionali del paziente che vengono rilevati in seguito ad attenta anamnesi e consulenza nutrizionale in studio. Il professionista può inserire nel software i dati antropometrici, gli obiettivi (es. perdita di peso, aumento massa muscolare, gestione di una patologia metabolica) e le preferenze alimentari del paziente eventualmente indicando allergie e intolleranze presenti; il software generalmente dispone di un database di alimenti completo di valori nutrizionali (calorie, macronutrienti, micronutrienti) aggiornati secondo le tabelle di composizione degli alimenti e le linee guida nazionali (ad esempio LARN – Livelli di Assunzione Raccomandati di Nutrienti) e secondo vari Database nutrizionali disponibili in letteratura. In base a questi dati, il programma calcola automaticamente il bilancio energetico e la ripartizione dei nutrienti, aiutando il nutrizionista a bilanciare i pasti e a rispettare eventuali vincoli dietetici imposti dal professionista come ad esempio una limitazione dell’apporto di sodio oppure una limitazione nel quantitativo di proteine (come avviene nelle nefropatie severe). E’ utile però ricordare che il software di per se non creerà mai diete pronte per il paziente ma il biologo nutrizionista dovrà apportare un elevato livello di personalizzazione alle diete all’interno del software perchè dal software non potranno mai uscire piani alimentari che possono essere copiati e incollati per i pazienti (cosa che sarebbe deontologicamente molto scorretta oltre che clinicamente pericolosa per un paziente). Quindi è necessario che i nuovi biologi nutrizionisti abbandonino l’idea che per stilare una dieta basta avere un software perchè, sin dal primo utilizzo, si accorgeranno che la realtà è qualcosa di ben diverso.

Quasi tutti software in commercio oggi permettono di elaborare schemi dietetici su più giorni o settimane, generare menu variati, modificare più o meno rapidamente le porzioni o gli alimenti se occorre un aggiustamento. Interessante è anche il fatto che questi software generalmente forniscono alert se qualche micronutriente essenziale risulta insufficiente o eccessivo nel piano specie in base ai LARN che sono normalmente sempre aggiornati all’ultima versione disponibile.

Un’altra funzione chiave è ovviamente la gestione dell’archivio pazienti: il software tiene traccia delle anamnesi, dei dati clinici, delle misurazioni effettuate (peso, circonferenze, risultati BIA/plicometria, esami ematochimici rilevanti) e delle diete già consegnate, consentendo di duplicare o aggiornare facilmente un piano alimentare nei controlli successivi invece di ricominciare da zero.
Questo tracciamento è prezioso per tenere traccia dei progressi (e non) del paziente visto che questi software sono generalmente in grado di produrre anche una reportistica molto ben leggibile che, volendo, si può anche consegnare al paziente.

Il mio consiglio nella scelta di un software è quello di affidarsi a prodotti italiani che assicurino un’assistenza sempre presente e disponibile telefonicamente e via email per fornire risposte e supporto. Questa cosa non è così scontata ma molto importante: bisogna affidarsi ad aziende che abbiano una sede fisica ben chiara, un numero di telefono e un servizio clienti chiaro e disponibile.

I software per uso professionale in ambito sanitario devono inoltre rispettare stringenti requisiti in termini di sicurezza nel rispetto della privacy e dei dati personali dei pazienti.
Il software Metadieta., ad esempio, è uno dei software oggi più diffusi sul mercato della nutrizione perchè da anni garantisce la possibilità di tenere sotto controllo la condizione clinica del paziente mettendo a disposizione un programma che è in grado di aiutare, concretamente, il professionista della nutrizione a sviluppare diete potendo contare su database nutrizionali ampiamente certificati in letteratura e soprattutto sulla presenza del marchio CE conforme ai requisiti del Regolamento (UE) 2016/679 (GDPR) sulla protezione e sicurezza dei dati personali dei pazienti.

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