Una dieta senza lievito comporta l’eliminazione di tutti quei cibi e bevande che lo contengono tra gli ingredienti: pane e pizza, ma anche dolci lievitati sono tra i primi imputati, ma non certo gli unici. Il lievito di per sé non provoca un’intolleranza: è un fungo unicellulare e la sua missione è quella di scindere gli zuccheri derivati dai carboidrati (sia a livello di panificazione che intestinale) con un’azione che sviluppa etanolo ed anidride carbonica. Ed è proprio quest’ultima (frutto dunque di un processo di fermentazione) che fa gonfiare il prodotto da forno mentre lo si prepara e provoca gas intestinali durante la digestione. Se ne evince che in una dieta senza lievito, per abbattere i sintomi fastidiosi, occorre eliminare non solo gli alimenti lievitati, ma anche le bevande che derivano da fermentazione (come il vino e la birra) e tutti gli zuccheri (dalla frutta al miele). Ma come mettere a punto una dieta non squilibrata nutrizionalmente senza questi alimenti? Come compensarli?
Dieta senza lievito, attenzione alle carenze nutrizionali
Il lievito è ricco di sostanze benefiche, in primis la Vitamina B, a tal punto da essere impiegato anche in numerosi integratori alimentari (controllare le etichette). Soprattutto però si accompagna ai carboidrati che sono la fonte essenziale di energia per il nostro organismo e non vanno assolutamente eliminati in modo totale dalla dieta quotidiana. Per non incorrere in errori è utile rivolgersi ad un nutrizionista o dietista che in base ai gusti e alle abitudini personali potrà stilare una dieta ad hoc. Esistono infatti numerose alternative per compensare gli alimenti in una dieta senza lievito.
Cibi che si possono mangiare in una dieta senza lievito
- Riso, pasta di riso, torte di riso e cereali di riso (ma anche latte ed altri derivati): buona fonte di carboidrati, fibre e vitamine facilmente digeribili
- Mais e derivati
- Tutti i prodotti senza glutine
- Pane azimo
- Cereali freschi o secchi
- Tutte le carni (pollo, manzo, tacchino, maiale, agnello) non lavorate o in conserva
- Pesce (e frutti di mare)
- Uova
- Verdure (meglio se basso contenuto di amido come peperoni, carciofi, insalate e cavoli)
- Olio e Burro
- Legumi secchi o freschi (non in scatola)
- Formaggi freschi non fermentati
- Limoni
- Frutta (con molta moderazione ed evitando quella più zuccherina)
- Olive non in salamoia
- Frutta secca (attenzione alle muffe)
- Caffè, tisane e té (escluse le bevande pronte già zuccherate)
- Dolcificanti naturali (come la stevia, ma non lo zucchero ed altri dolcificanti)
- Aceto di mele
- Crakers, grissini, fette biscottate, snack e piadine senza lievito (in commercio esistono anche linee specifiche per gli intolleranti al lievito)
Lievito naturale o chimico?
Un discorso a parte va fatto sul i tipi di lievito. Quello più usato e che comunemente comporta maggiori problemi è quello di birra (Saccharomyces cerevisiae). Sostanzialmente si può pensare che basti sostituirlo con lieviti chimici (come quelli a base di bicarbonato di sodio), ma in realtà non sempre è così. Anche questi provocano per forza di cose la medesima reazione chimica con sviluppo di anidride carbonica e dunque i sintomi fastidiosi potrebbero persistere. Lo stesso dicasi se si usa il lievito madre che pure è caratterizzato da un altro processo di fermentazione. Vanno inoltre e soprattutto esclusi dalla dieta i prodotti a lievitazione istantanea che possono peggiorare la situazione. Dunque che fare? Rivolgersi ad uno specialista della nutrizione è il primo passo per capire se la fonte dei propri disturbi è effettivamente un’intolleranza al lievito e per farsi prescrivere una dieta equilibrata adeguata. Va sottolineato che l’intolleranza al lievito è transitoria e bastano poche settimane per sentirsi meglio. Poi, sempre con l’aiuto dello specialista, si potrà procedere con gradualità all’inserimento di tutti gli alimenti, partendo magari dalla frutta e da prodotti a lievitazione lenta (come la pinsa al posto della pizza).