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Dieta e Fertilità Femminile e Maschile: in breve il punto della situazione.

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L’impatto dell’alimentazione sulla fertilità è un tema sempre più rilevante nella ricerca scientifica, con implicazioni significative per la pratica clinica di routine di un biologo nutrizionista. La crescente evidenza del ruolo dei pattern nutrizionali sulla funzione riproduttiva sta ridefinendo i protocolli di intervento nutrizionale, richiedendo un aggiornamento costante delle competenze professionali nel counseling di pazienti con problematiche di fertilità.

In questo articolo cercheremo di esplorare le evidenze scientifiche più recenti sul tema, focalizzandoci su come le abitudini alimentari influenzano la salute riproduttiva sia femminile che maschile, con un’attenzione particolare alle tecnologie di riproduzione assistita (ART) e all’importanza di un approccio nutrizionale personalizzato. Analizzeremo (sebbene sommariamente) alcuni macro-meccanismi molecolari attraverso cui specifici nutrienti modulano la funzionalità gametica, la risposta ormonale e i processi infiammatori coinvolti nella fertilità, fornendo strumenti evidence-based per l’ottimizzazione dei protocolli nutrizionali. Particolare rilevanza verrà data all’integrazione tra counseling nutrizionale e procedure di PMA, esaminando come l’intervento del biologo nutrizionista possa influenzare gli outcome riproduttivi. Attraverso l’analisi di studi clinici randomizzati e meta-analisi recenti, delineeremo le strategie nutrizionali più efficaci per la gestione di condizioni specifiche come PCOS, endometriosi e oligospermia, con focus sui biomarcatori nutrizionali più significativi per il monitoraggio dell’intervento nutrizionale.

Questo approfondimento mira a fornire ai biologi nutrizionisti gli strumenti più aggiornati per implementare protocolli evidence-based nel supporto nutrizionale alla fertilità, integrando le più recenti acquisizioni della ricerca con l’esperienza clinica quotidiana.

Dieta e Fertilità: Importanza della nutrizione nella fertilità femminile

La dieta gioca un ruolo cruciale nella regolazione della funzione ovulatoria e nella salute riproduttiva femminile (Ref) e numerosi studi hanno dimostrato che specifici pattern alimentari possono influenzare l’esito delle tecniche di riproduzione assistita (Ref, Ref, Ref). Giusto per citare alcuni esempi possiamo dire che l’adesione a una dieta di tipo mediterraneo è stata associata a un miglioramento della qualità degli ovociti, del numero di embrioni ottenuti e delle percentuali di successo di impianto (Ref, Ref). Allo stesso modo è stato visto che un adeguato apporto di acidi grassi omega-3 sembra migliorare la morfologia degli embrioni (Ref). Al contrario, un elevato consumo di carboidrati con alto indice glicemico può invece avere un impatto negativo sui risultati della fecondazione in vitro così come riportato in alcuni studi (Ref).

La dieta mediterranea: un modello alimentare per la fertilità?

La dieta mediterranea che, come è noto, è caratterizzata da un elevato consumo di frutta, verdura, legumi, cereali integrali, olio d’oliva e pesce, è stata da sempre ampiamente studiata per i suoi benefici sulla salute generale ma, in particolare, molti studi sono stati condotti proprio sui suoi effetti relativamente alla fertilità. Numerosi studi hanno confermato l’associazione tra l’adesione a questo tipo di dieta e un aumento delle probabilità di gravidanza in donne sottoposte a trattamenti di fecondazione in vitro (FIV) e iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi (ICSI) (Ref). In particolare la dieta mediterranea è ricca di antiossidanti, che aiutano a contrastare lo stress ossidativo, un fattore noto per compromettere la qualità degli ovociti e degli spermatozoi. Questo tipo di dieta inoltre contribuisce a mantenere un adeguato equilibrio glicemico e a ridurre l’infiammazione, fattori decisamente importanti per una buona salute riproduttiva (Ref).
Una revisione di 7 studi osservazionali, che hanno coinvolto oltre 2.300 donne, ha evidenziato che una maggiore aderenza a questo regime alimentare è associata a migliori tassi di gravidanza clinica (con un odds ratio di 1,4 e un rischio relativo di 1,98) e a un aumento delle nascite vive. Inoltre, alcuni studi hanno riscontrato effetti positivi sulla resa embrionale e sulla risposta ovarica. Tuttavia è importante precisare che in questa review non tutti i risultati sono stati univoci: 2 studi ad esempio non hanno trovato associazioni significative con il successo delle ART, e 4 studi non hanno rilevato effetti rilevanti sul numero o sulla qualità degli ovociti e degli embrioni. Questa eterogeneità nei risultati sottolinea ovviamente la necessità di ulteriori ricerche, possibilmente attraverso trial randomizzati controllati, per confermare questi dati promettenti e chiarire i meccanismi d’azione coinvolti.

Importanza della nutrizione nella fertilità maschile nel rapporto tra dieta e fertilità

L’alimentazione gioca un ruolo significativo nella fertilità maschile, in quanto prevede l’assunzione di diverse sostanze nutritive e l’adozione di abitudini alimentari che direttamente o indirettamente influenzano la qualità dello sperma e la capacità riproduttiva. Un’alimentazione poco sana può essere un fattore di rischio per l’infertilità maschile. Gli studi hanno dimostrato che l’assunzione di specifici nutrienti, come gli acidi grassi polinsaturi omega-3 (Ref) gli antiossidanti, le vitamine, e i minerali possono migliorare la qualità dello sperma, mentre l’eccessivo consumo di alcol (Ref) e cibi trasformati, ad esempio, è stato associato a risultati negativi . L’adozione di modelli dietetici sani, come la dieta mediterranea, è stata collegata a una migliore qualità del seme (Ref, Ref). Ovviamente è facile intuire che anche fattori come il peso corporeo e l’esercizio fisico influenzano la fertilità maschile.

Nutrigenetica e Nutrigenomica: Verso un Approccio Personalizzato

La ricerca scientifica sta esplorando il campo della nutrigenetica e della nutrigenomica, discipline che studiano come la genetica individuale e l’interazione tra geni e nutrienti influenzino la risposta di ciascun individuo alla dieta. Questo approccio apre la strada a interventi nutrizionali sempre più mirati e personalizzati, in grado di ottimizzare anche il potenziale riproduttivo di ciascun paziente.

La nutrigenetica, focalizzandosi sulle variazioni genetiche individuali, permette di identificare ad esempio polimorfismi a singolo nucleotide (SNPs) che influenzano il metabolismo di nutrienti chiave per la fertilità. Per esempio, varianti nei geni MTHFR e MTRR possono alterare il metabolismo dei folati e dell’omocisteina (Ref), con potenziali ripercussioni sulla qualità gametica e sullo sviluppo embrionale precoce. La comprensione di queste varianti permette di modulare l’intake di specifici nutrienti e di personalizzare l’eventuale supplementazione in base al profilo genetico del paziente.

La nutrigenomica, d’altra parte, indaga i meccanismi molecolari attraverso cui i nutrienti modulano l’espressione genica mediante modificazioni epigenetiche, come ad esempio la metilazione del DNA, modificazioni istoniche e la regolazione della sintesi di microRNA. Questi processi sono particolarmente rilevanti nel contesto della fertilità, dove la programmazione epigenetica gioca un ruolo cruciale nella gametogenesi e nello sviluppo embrionale. Studi recenti hanno evidenziato come alcuni composti bioattivi della dieta, tra cui polifenoli e acidi grassi omega-3, possano influenzare l’espressione di geni coinvolti nella steroidogenesi, nella follicologenesi e nella spermatogenesi (Ref, Ref).

L’integrazione di questi approcci nella pratica clinica richiederebbe quindi una valutazione sistematica che includa:

  • L’analisi del profilo genetico per identificare varianti rilevanti nel metabolismo dei nutrienti
  • La valutazione dei biomarcatori nutrizionali e metabolici
  • Il monitoraggio delle modificazioni epigenetiche in risposta all’intervento nutrizionale
  • L’adattamento dinamico del piano alimentare in base alla risposta individuale del paziente.

E’ però molto importante ricordare sempre che la complessità delle interazioni gene-nutriente richiede ulteriori studi per validare protocolli standardizzati e definire linee guida evidence-based per la personalizzazione dell’intervento nutrizionale in ambito riproduttivo.

E il microbiota intestinale?

Il microbiota intestinale, ovvero come sappiamo: l’insieme dei microrganismi che popolano il nostro intestino, sta emergendo come un fattore determinante anche nella salute riproduttiva. La composizione e la funzionalità del microbiota sia intestinale che vaginale, ad esempio, possono essere influenzate dalla dieta e, a loro volta, possono influenzare l’equilibrio ormonale, il sistema immunitario e la fertilità . L’uso di probiotici, quando adeguatamente consigliati da professionisti della nutrizione o medici, può modulare la disbiosi del microbiota e migliorare la fertilità.
Il microbiota intestinale e vaginale gioca un ruolo fondamentale infatti nella salute riproduttiva femminile, influenzando diversi aspetti della fertilità attraverso molteplici meccanismi. Da una brevissima analisi della letteratura scientifica su questo tema emergono diversi studi interessanti.

In questo si evidenzia come il microbiota intestinale influenzi la risposta immunitaria e infiammatoria sistemica, con impatto diretto sulla salute endometriale. In particolare, alterazioni del microbiota (disbiosi) sono associate a un aumento di citochine pro-infiammatorie che possono compromettere l’impianto embrionale e favorire lo sviluppo di patologie come l’endometriosi.

In questa review invece viene esplorata l’interazione bidirezionale tra microbiota e metabolismo degli estrogeni. Il microbiota intestinale influenza il metabolismo e la ricircolazione degli estrogeni attraverso la produzione di β-glucuronidasi, enzima che deconiuga gli estrogeni permettendone il riassorbimento. Alterazioni di questo equilibrio possono influenzare significativamente i livelli ormonali e la funzionalità ovarica.

Questo studio mette in evidenza come il microbiota intestinale influenzi la fertilità femminile attraverso l’immunomodulazione, la regolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-ovaio, il metabolismo degli ormoni steroidei e la produzione di metaboliti attivi che influenzano la funzionalità ovarica.

infografica su microbiota e fertilità
Infografica che evidenzia la relazione tra microbiota e vari aspetti della fertilità femminile. Tratta da: Gut microbiota-gonadal axis: the impact of gut microbiota on reproductive functions. Ashonibare et al. – Frontiers in Immunology

Le evidenze suggerirebbero che interventi mirati alla modulazione del microbiota, attraverso l’alimentazione e l’uso di probiotici specifici, potrebbero rappresentare una strategia promettente nel supporto alla fertilità femminile. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi per definire protocolli standardizzati e validare l’efficacia di interventi specifici.

Concludendo…

Oggi sappiamo che l’alimentazione è un pilastro fondamentale per la salute generale dell’uomo ma anche per la fertilità, con un impatto significativo sia sulla salute riproduttiva femminile che maschile. L’adozione di uno stile alimentare sano, come la dieta mediterranea, ricca di antiossidanti e nutrienti essenziali, può migliorare le probabilità di concepimento naturale e ottimizzare i risultati delle tecnologie di riproduzione assistita. Un approccio nutrizionale customizzato e paziente-specifico, basato sulla comprensione della nutrigenetica, nutrigenomica e sul ruolo del microbiota intestinale, rappresenta probabilmente uno degli aspetti che possono essere presi in considerazione per il trattamento dell’infertilità. I biologi nutrizionisti, come sempre, giocano un ruolo importante nell’educare e supportare le coppie nel percorso verso la genitorialità, offrendo strategie alimentari mirate per massimizzare le loro possibilità di successo riproduttivo.

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