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La costipazione rappresenta una problematica comune che coinvolge numerose condizioni cliniche e può essere influenzata da diversi fattori dietetici. Questo articolo si propone di fornire una panoramica sulle principali condizioni associate alla costipazione, sulle caratteristiche delle fibre alimentari e sul ruolo della dieta nella gestione della sindrome dell’intestino irritabile (IBS-C).
L’obiettivo è offrire ai professionisti della nutrizione una guida basata sulle evidenze per un trattamento mirato.
La costipazione di fatto è una condizione gastrointestinale caratterizzata da una ridotta frequenza di evacuazione, difficoltà nell’evacuazione stessa o sensazione di incompleto svuotamento intestinale.
Condizioni Cliniche che Favoriscono la Costipazione
Sono molte le condizioni cliniche che possono favorire l’insorgenza di costipazione. Tra queste troviamo sicuramente la Sindrome dell’intestino irritabile (IBS).
L’IBS è un disturbo funzionale gastrointestinale cronico caratterizzato da dolore addominale associato alla defecazione o a un cambiamento delle abitudini intestinali (Ref). I pazienti con IBS-C (IBS con costipazione) presentano ad esempio livelli significativamente aumentati di specie Veillonella rispetto ai controlli saniI pazienti con IBS inoltre mostrano frequenti fluttuazioni tra feci molli/acquose e feci dure/grumose (Ref).
Una costipazione intermittente può essere presente nel caso di diverticolosi e, a tal proposito, le linee guida nazionali e internazionali forniscono specifiche raccomandazioni in relazione alla fibra alimentare nel trattamento di disturbi gastrointestinali come la malattia diverticolare (Ref).
Anomalie sia del transito intestinale che della contrattilità del colon sono comunemente associate alla costipazione cronica (Ref) e i test del transito intestinale possono diagnosticare un paziente con costipazione a transito normale o a transito lento. Come si può vedere nell’immagine seguente tratta dall’articolo “Chronic constipation in adults: Contemporary perspectives and clinical challenges. 1: Epidemiology, diagnosis, clinical associations, pathophysiology and investigation” le condizioni cliniche che possono condurre a costipazione sono molte e spesso sovrapposte tra di loro tanto che è difficile, spesso, la distinzione precisa tra una condizione e l’altra.

In uno studio è stato evidenziato che l’80% dei pazienti che soffre di costipazione cronica è interessato da disfunzione del pavimento pelvico. I disturbi della defecazione funzionale infatti possono essere caratterizzati da incoordinazione retto-anale, che si manifesta come contrazione paradossale involontaria dello dello sfintere anale e della muscolatura del pavimento pelvico o come suo mancato rilassamento.
Il malassorbimento dei carboidrati può avere un ruolo in questa condizione cronica in quanto è correlato alla carenza di enzimi in tutto il tratto gastrointestinale e la composizione degli alimenti e la ricchezza di fibre solubili rispetto a quelle non solubili sono correlate alla costipazione ma anche alla diarrea (Ref). Anche l’allergia ad alcuni alimenti può essere causa di costipazione come evidenziato in questo studio su popolazione pediatrica.
È importante notare che queste che ho citato sono solo alcune delle condizioni cliniche che possono influenzare la costipazione e la funzione gastrointestinale. La comprensione di queste relazioni complesse è attualmente in divenire e sono sicuramente necessarie ulteriori ricerche e approfondimenti per chiarire appieno i meccanismi sottostanti.
Fibre alimentari: come influenzano l’intestino?
Le fibre alimentari sono componenti non digeribili di alimenti di origine vegetale che svolgono un ruolo cruciale nella salute gastrointestinale. Si suddividono in due principali categorie:
Fibre solubili: Si dissolvono in acqua formando una sostanza gelatinosa che aiuta a rallentare la digestione e a migliorare la consistenza delle feci. Sono presenti in alimenti come avena, orzo, frutta secca, legumi, mele e agrumi.
Fibre insolubili: Non si dissolvono in acqua e contribuiscono ad aumentare il volume delle feci, favorendo il transito intestinale. Si trovano nei cereali integrali, nelle verdure a foglia verde e nella crusca di frumento.
Le proprietà delle fibre alimentari che maggiormente influenzano l’intestino sono principalmente la loro solubilità, la viscosità e la fermentabilità. Queste caratteristiche fisico-chimiche determinano la funzionalità delle fibre nel tratto gastrointestinale (Ref). La “solubilità” si riferisce alla capacità delle fibre di dissolversi in acqua e a tal proposito le fibre solubili hanno un’alta affinità per l’acqua a differenza di quelle insolubili che non si sciolgono in acqua. La solubilità influenza l’assorbimento di lipidi e glucosio nell’intestino tenue e la funzionalità del colon, come il volume delle feci causando una riduzione del tempo di transito a causa della viscosità delle fibre solubili che sarebbe il grado di resistenza al flusso nel tratto gastrointestinale. Più la viscosità delle fibre è alta maggiore sarà il senso di sazietà indotto dalle fibre stesse, minore sarà il tempo di transito e l’assorbimento del glucosio.
La “fermentabilità” invece si riferisce alla capacità delle fibre di essere fermentate dal microbiota intestinale: le fibre fermentabili, come i fruttani di tipo inulina, i galatto-oligosaccaridi e l’amido resistente, rilasciano acidi grassi a catena corta (SCFAs) i quali hanno un ruolo chiave nella motilità gastrointestinale, nell’immunità e nel mantenimento dell’integrità della barriera intestinale. Ovviamente la fermentabilità è fortemente influenzata dalla composizione del microbiota e dalle caratteristiche fisico-chimiche delle fibre (Ref).
L’integrazione di fibre alimentari è sicuramente ritenuta utile per la gestione dell’IBS-C (Ref). Tra le fibre, dovrebbero essere raccomandate quelle solubili, come avena, psillio (Ispaghula) o inulina; infatti, questo tipo di fibra può avere potenziali effetti benefici sulla qualità della vita e sulla funzione intestinale nei pazienti con IBS-C in termini di frequenza delle feci, consistenza e tempo di transito.
L’immagine seguente tratta dallo studio “Fiber and Functional Gastrointestinal Disorders” mette chiaramente in evidenza il ruolo delle fibre nella formazione fecale e nell’accelerazione del tempo di transito intestinale.

Il ruolo della disbiosi nella costipazione
Oltre all’insufficiente apporto idrico che è una delle possibili cause di costipazione anche la disbiosi sembra avere un ruolo importante nella sindrome dell’intestino irritabile con costipazione (IBS-C). Nell’IBS-C si osservano diverse popolazioni microbiche nella mucosa intestinale. Nei soggetti con Sindrome dell’intestino irritabile con costipazione è stata rilevata una dominanza di Veilonella (Ref) un gram negativo aerobio commensale del nostro apparato gastrointestinale a differenza di quanto rilevato nei soggetti con IBS con diarrea che invece vedevano una predominanza di Lattobacilli. Alcuni studi hanno anche mostrato livelli più alti di Enterobacteriaceae e batteri solfato-riduttori in pazienti con IBS-C. Rispetto ai controlli sani, i pazienti con IBS-C possono invece presentare livelli inferiori di Clostridium coccoides e Eubacterium rectale (Ref).
I soggetti con IBS-C hanno una maggiore produzione di metano, direttamente proporzionale all’abbondanza relativa di metanogeni osservata nelle feci. Questi pazienti mostrano punteggi di gravità della stipsi più elevati, e la quantità di metano rilevata nel test del respiro è direttamente proporzionale al grado di stipsi rilevato. Il metano è un gas che diminuisce il tempo di transito ileale e del colon e rallenta la peristalsi, causando stipsi (Ref).
Il microbiota intestinale sembra svolgere un ruolo cruciale in diverse malattie così come anche nella stipsi; perciò, le possibilità terapeutiche che riguardano la gestione e la “modulazione” del microbiota intestinale possono essere esplorate e prese in considerazione anche nei pazienti con IBS-C
Caffeina e Stipsi
I meccanismi fisiologici chiave che collegano l’assunzione di caffeina come possibile alimento in grado di migliorare l’evacuazione e la costipazione includono principalmente l’aumento della motilità gastrointestinale e le modifiche al microbiota. La caffeina può stimolare la motilità del colon in quanto induce una maggiore attività motoria nel colon trasverso e discendente. La caffeina può agire come modulatore del microbiota intestinale aumentando l’attività positiva dei probiotici in grado di favorire l’evacuazione (Ref). I risultati di ricerca in questo senso provengono quasi esclusivamente da studi osservazionali, pertanto sono necessari ulteriori studi prospettici per chiarire completamente la relazione causale tra l’assunzione di caffeina e la costipazione che, comunque, ha un ruolo abbastanza marginale considerate le limitazioni di assunzione raccomandate in generale per la caffeina stessa.